COMUNICATO
Lo scontro militare fra Russia e Ucraina di questi ultimi mesi, e i diversi aspetti in esso implicati, saranno il tema di un incontro-conversazione con Toni Capuozzo – giornalista, inviato, scrittore, autore di film-documentari - che si svolgerà ad Ancona martedì prossimo 7 giugno alle 17.15 nel Centro Ancona Congressi, in largo Fiera della Pesca.
Si tratta dell’appuntamento conclusivo della fase primaverile del ciclo di conferenze ‘’Ripartire: sì, ma per dove?’’, che l’associazione culturale Oriente Occidente, attiva ad Ancona dal 1994, organizza in presenza - dopo due anni di sosta per i noti problemi sanitari - nell’arco di tutto il 2022, e che proseguirà con una successiva fase autunnale, il cui programma verrà divulgato a settembre.
L’incontro con Toni Capuozzo – come gli altri cinque della fase primaverile che si sono già svolti tra marzo e maggio – sarà liberamente accessibile, fino a capienza della sala, a coloro che vorranno intervenire per ascoltare il giornalista esporre quello che, come recita il titolo dell’appuntamento, sarà ‘’un punto di vista alternativo, libero da isteria, furore ideologico, pregiudizi e fobie’’.
“Non esistono guerre chirurgiche né bombardamenti Intelligenti – osserva Capuozzo nel suo libro sul mondo che, a seguito degli avvenimenti militari fra Russia e Ucraina, egli definisce “a pezzi” –. Ci sono sempre colpe da distribuire: Putin la sua politica di potenza, l’ordine di invasione; Biden, la sfida di una Nato senza confini; il premier ucraino che si è fatto spingere nella sfida ‘vai avanti tu’, senza valutare che forse per l’Ucraina libera era meglio essere una terra di nessuno o dei soli ucraini, di scambi e commerci piuttosto che di missili. Nessuno è completamente innocente se non i civili. Sono scettico – aggiunge - sul ruolo che l’Occidente sta giocando. Siamo pronti a combattere, ma fino all’ultimo ucraino. E’ in gioco la democrazia, è in gioco l’Occidente. Si mettono tutti l’elmetto però, poi, marcano visita al momento di andarci per davvero in guerra”.
Uno scontro militare – va poi detto – che divampa violentemente oggi, ma che sarebbe bene tenere a mente essersi acceso ieri, anni fa, nella regione del bacino del fiume Donec (Donbass), con quella che era ed è una vera e propria guerra civile, rispetto alla quale, però, l’Occidente, a differenza di quanto ha fatto in altre circostanze, ha distolto lo sguardo. Salvo, adesso, appellarsi alla difesa dei suoi “valori”. Che sono, sì, sacri, se si identificano con quelli, anche laici certo, ancorati alle sue radici cristiane, ma che, se tali radici vengono rinnegate, diventano solo e soltanto meri pretesti per il conseguimento di interessi geopolitici particolari. Alcuni o molti obietteranno che vi fu ipocrisia, in passato, nelle guerre combattute pretendendo di avere Dio dalla propria parte. Ma cagionare la morte – come oggi avviene – senza alcun movente ideale, bensì unicamente per conseguire il proprio vantaggio, e ciò nonostante qualificarsi come difensori del bene, è cosa che, forse più dell’ipocrisia, va a incidere nel profondo di una comunità.
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