ESODO AL BRAMANTE DI URBANIA IN SCENA la COMPAGNIA DI DETENUTI LO SPACCO
Sabato 4 novembre, nel contesto della XVIII edizione del Convegno Internazionale Teatri delle Diversità
ESODO è il risultato ambizioso, e riuscito, di far recitare in palcoscenico giovani alunni delle scuole medie inferiori e detenuti. È un’idea di Vito Minoia, direttore di Teatro Aenigma che da anni è impegnato nel teatro di inclusione sociale e in particolare nel teatro in carcere. L’insolita proposta incontra ancora una volta la fiducia dei genitori dei ragazzi e dei dirigenti dell’Istituto Comprensivo Galilei di Pesaro, oltre alla disponibilità della Direzione della Casa Circondariale di Villa Fastiggi, che per l’occasione, con l’autorizzazione della magistratura di riferimento consentirà ai detenuti di prendere parte allo spettacolo al Teatro Bramante di Urbania. L’insolita modalità di lavoro tra ragazzi e detenuti ha un notevole significato, oltre che sul piano umano, anche in ambito sociale poiché recenti studi dimostrano che nel caso di detenuti che frequentano corsi di teatro in carcere la recidiva si abbassa dal 65 al 6 per cento. Dato tutt’altro che trascurabile, che ha un forte risvolto positivo sul piano dei processi educativi e d’impatto sociale e non solo. La Compagnia teatrale Lo Spacco, composta da detenuti e detenute, è attiva da oltre 15 anni e, per l’occasione, la messa in scena di ESODO è curata dal regista Francesco Gigliotti. Il tema è attualissimo, parte dallo studio del fenomeno dell’esodo contemporaneo delle genti, per giungere, con un richiamo simbolico, alla ricerca di nuove progettualità dell’esistenza. L’azione si svolge immaginando i ragazzi come gli antenati dei migranti che si materializzano sulla scena durante il loro sonno. Con gesti e frasi sussurrate nella alterata identità dei loro corpi di ragazzi, essi entrano nel sogno dei migranti per evocare ricordi lontani e buoni auspici per il pericoloso viaggio che stanno compiendo. Questa necessaria riflessione sui motivi ancestrali e profondi che pur si accompagnano ai bisogni primari dell’umanità in migrazione è alla base del metodo teatrale. Costruito sulla essenzialità del movimento corale e individuale degli attori, alterna quadri viventi e improvvise dinamiche che evidenziano gesti simbolici e trattenute espressività. La musica, eseguita dal vivo da un musicista-testimone, Giovanni Scaramuzzino, accompagna, senza enfatizzare, lo svolgimento della sequenza.
Pertinente, dunque, il contesto del diciottesimo convegno internazionale dal titolo Le Scene Universitarie per il Teatro in Carcere, organizzato da Teatro Aenigma, che si svolge il 4 e 5 novembre alla Sala Volponi di Urbania, con il patrocinio dell’Università di Urbino e del Comune di Urbania. Convegno annuale della Rivista europea “Catarsi-Teatri delle diversità” che vede quest’anno la partecipazione di operatori e studiosi provenienti da tutto il mondo (Stati Uniti, Canada, Messico, Argentina, Filippine, Corea del Sud, Israele, Libano, Francia, Regno Unito, Belgio, Russia e Bielorussia, oltre che dall’Italia) che interverranno riportando le proprie esperienze di teatro in carcere e di teatro universitario.
Ad Urbania si svolge anche la seconda edizione del Premio Gramsci per il Teatro in Carcere, lo scorso anno attribuito alla regista libanese Zeina Daccache.
Particolarmente significativo l’intervento di Annet Henneman, di Hidden Theatre, dal titolo Somud U Ahlam (Resistenza e sogni), performance di teatro reportage basata sugli ultimi viaggi della regista olandese in Iraq e Palestina tra il 2016 e 2017. La performance, già andata in scena in Inghilterra, Olanda, Belgio e Germania, chiude la manifestazione domenica 5 novembre.
Per informazioni: www.teatridellediversita.ite www.teatroaenigma.it