Letture: ... - Mostre a Macerata - MC
dove: | Galleria Antichi Forni Piaggia della Torre 4 |
data: | da domenica 19 marzo 2017, alle 17:30 a domenica 26 marzo 2017, alle 20:00 |
intrattenimenti: | |
info sul luogo: | L'evento si svolge al coperto |
Qui trovi maggiori informazioni su questo evento |
Organizzazione: | Fotoclub Potenza Picena |
Referente: | ernesto |
E-mail: | Contatta il referente |
Telefono: | +393407019295 |
Ernesto y Ernesto
Una persona sta entrando in un interno nero, la luce la blocca e la foto pure. La sua testa incontra il drappeggio di una tenda (richiamo vagamente Bressoniano) e la canottiera rossa accetta il confronto con un altro drappeggio, rosso, sulla sinistra. La cuffia azzurra spicca tra le parentesi quadre della stessa tonalità che delimitano l’ingresso, dipinte sul quel bianco di calce che sarebbe antropologico in tutti i paesi caldi, ma non qui. Qui la sfida per il bianco si fa dura con ben altri squilli cromatici. Un contorno di ombre incornicia il tutto facendo risaltare i colori, e sono quelli della bandiera cubana.
Cuba è colore e il colore è ritmo, si vede e si sente la musicalità, ogni strada diventa uno spartito sul quale Ernesto Scarponi accorda e intona il suo strumento fotografico interpretando con l’istinto ogni sequenza di note. È la luce che batte feroce a stabilirle, mentre l’ombra risponde a tono, immediatamente. Il musicista-fotografo si lascia trasportare, si agita, volteggia sul palcoscenico alla ricerca dell’angolo migliore, del taglio perfetto, della proporzione assoluta. Torna indietro, si ferma, si esalta e riparte, mentre gli attori entrano ed escono di scena, uno dopo l’altro. Ogni tanto fa un cenno a qualcuno di loro, li contagia con la musica che gli ronza in testa, e questi, con docile allegria, lo assecondano fiduciosi. Alcuni tentennano, forse prendendolo per pazzo, ma alla fine restano impigliati in quel registratore di incontri che è il sensore digitale.
Le persone che attraversano quel palcoscenico a volte neanche lo sanno di essere “attori”, e a dire la verità, neanche lui sa di essere un musicista, semplicemente si lascia travolgere dal ritmo, lo fa suo sperando che la buona sorte non lo abbandoni e gli faccia portare a casa quello che cerca di meritarsi mettendo in campo esperienza tecnica e simpatica cordialità. Non per avere un applauso, ma per incidere una traccia che si andrà ad aggiungere alle altre della sua cultura, per raccogliere le tessere che formano il mosaico della sua persona.
Cuba è calore, non tanto quello del sole, che pure ci mette del suo, ma quello della gente. Gente dignitosa, apparentemente felice, nonostante tutto. Il gap economico è noto ed evidente, qualcosa certo manca, ma l’isola può vantare eccellenze in molti campi, soprattutto nella sanità e nell’istruzione, che in altre parti non è possibile nemmeno immaginare. Sicuramente prima della rivoluzione la situazione era peggiore per la maggior parte della popolazione, tanto vale allora non farne un dramma e prendere la vita con la filosofia giusta. In questo clima il fotografo trova il suo ambiente ideale, affine al suo carattere, il contatto è spontaneo e naturale, la gente è sincera, le porte si aprono. Dalla scuola di danza alla palestra di pugilato, dai circoli alle botteghe e fino agli uffici pubblici, si muove alla ricerca della vita vera, quella che di solito sfugge a chi si aggrega al supermarket del turismo di massa che riempie le teste di stereotipi, confusione e vamos a la playa.
Il suo è un andare curioso e rispettoso allo stesso tempo, attento nei contesti attraversati ed incisivo nel mostrare la realtà, ricco si delle lezioni visive dei grandi maestri ma autonomo quanto basta per produrre un racconto onesto e personale. I cubani sono mostrati nella naturalezza delle loro attività, nella profondità degli sguardi, a volte con toni malinconici, ma più spesso con l’energia vitale tipica delle persone capaci di superare gli ostacoli e guardare oltre. Perché c’è ricchezza e ricchezza, qui il patrimonio ognuno lo conserva dentro di sé, e lo spande con generosità.
Questo reportage estetico-documentario su Cuba è solo un capitolo tra i tanti temi affrontati da Scarponi, in Italia e nel mondo, con un crescendo che evidenzia per riflesso quello della sua passione, per la fotografia e per la vita. Che non possono essere disgiunte, dato che la vita di un fotografo finisce sempre nelle immagini che produce, dovunque vada e di qualsiasi argomento si occupi. Non tanto perché, come diceva Goethe, “l’occhio vede ciò che la mente conosce”, questo lo diamo per scontato, quanto per quel sottile e vago confine su cui sorge il ponte tra la luce degli ambienti che riprende e lo sfavillio della luce interiore, quando è accesa. Quella di Scarponi è sfolgorante e continuerà ad illuminare altre storie nel tempo a venire. Ci possiamo scommettere.
Claudio Marcozzi